|
Centro per i
diritti del malato e per il diritto alla salute |
Home * Chi siamo Cosa facciamo Per iscriversi* Documenti * FAQ * Link * Contattaci |
«IL
BUCO DEGLI OSPEDALI? PAGA LA REGIONE»
Verona. «Il buco da 250 milioni di euro? Sì, è
vero, è così. Al 31 dicembre 2009 si è dovuto chiudere il bilancio della
vecchia Azienda ospedaliera perché è nata la nuova, l'Azienda ospedaliera
integrata con l'Università che doveva partire con bilancio a zero. Si sono
chiuse le partite tra debiti e crediti e questo è il conto».
Così Sandro Caffi, direttore generale dell'Azienda ospedaliera integrata che
comprende gli ospedali di Borgo Trento e Borgo Roma, conferma la consistenza
del buco-record della sanità veronese di cui avevamo dato anticipazione ieri e
sul quale la Regione sta accendendo i riflettori. Il Governatore Luca Zaia ieri su queste pagine ha dichiarato che vuole, nella
sanità, i bilanci certificati e la certificazione è arrivata subito: dal
direttore generale in persona. Il quale conferma e cerca di spiegare come sia
possibile che un'azienda ospedaliera arrivi a mettere insieme una voragine
gigantesca pari a 500 miliardi di vecchie lire.
«Il passaggio dalla vecchia alla nuova azienda ha
fatto sì che l'Azienda ospedaliera precedente venisse posta in liquidazione. Ci
sono quindi delle voci di debiti verso fornitori e di crediti non riscossi che
sono stati contabilizzati. Ora si dovrà provvedere ovviamente a ripianare i
debiti pregressi e a richiedere i crediti».
Ma c'è stata un'accelerazione di questa voragine o si è accumulata negli anni?
«Sa, sono questioni che nascono dal passato», dice laconico Caffi.
Ma ora chi deve ripianare? «Si vedrà in ambito regionale». E
infatti, con buona pace del Governatore Zaia e
della sua Giunta, dovrà essere la Regione a mettere mano al portafoglio.
L'esecutivo veneto, che sta facendo il punto in tutte le province per capire lo
stato di salute dei conti della sanità, prevedeva sì di trovare una situazione
debitoria nella sanità, ma di certo non 250 milioni tutti in un colpo e solo in
una unica città.
Recita infatti il protocollo attuativo tra Università
e Azienda ospedaliera sottoscritto nel 2006 e ripreso nel
Del resto, l'Università aveva già fatto sapere che non aveva alcuna intenzione,
entrando in una nuova azienda, di correre il rischio di dover concorrere al
ripianamento di debiti pregressi fatti da altri e si era tutelata.
Ma possibile che il problema non si conoscesse? Si conosceva ed era ben
presente a molti addetti ai lavori ma evidentemente c'è stato un processo di
sottovalutazione nella speranza che alla fine pagasse sempre Pantalone. Questo
aspetto contabile-finanziario, infatti, era venuto in
superficie, ma subito ricacciato sott'acqua, il 3 febbraio scorso quando in
Azienda ospedaliera venne presentata ufficialmente, con l'allora presidente
della Regione Giancarlo Galan già in scadenza,
l'unificazione dell'Azienda ospedaliera integrata. Tra i nodi da affrontare,
oltre alla creazione dei dipartimenti e alla ridislocazione
dei reparti e delle competenze tra i due ospedali, c'era anche, come riportato
da L'Arena, «la liquidazione della vecchia azienda ospedaliera il cui deficit
dovrà essere azzerato e quindi ripianato dalla Regione». Ma in quell'occasione,
ai primi di febbraio, filtrava solo a mezza bocca che ci sarebbe stato il
problema del ripiano di bilancio e che si sarebbe comunque trattato di qualche
decina di milioni di euro appena. Tanto, di lì a qualche settimana la guida
regionale sarebbe passata alla Lega e ci avrebbe pensato
Che ci sia stata sottovalutazione lo si capisce anche dalle parole del
precedente direttore generale, Valerio Alberti, che ora è al timone dell'Ulss 3 di Bassano del Grappa. Tirato in ballo in questi
giorni, Alberti non ci sta: «Quando ero a Verona come
direttore generale, l'Azienda ospedaliera era fortemente sotto controllo. I
livelli di efficienza erano raggiunti e gli obiettivi che la Regione ci dava
sui costi da rispettare erano stati tutti centrati. Ho portato con me i conti
di allora e nei prossimi giorni sarò in grado di ricostruire
Insomma, ci voleva una diversa marcia di avvicinamento all'unificazione tra
Azienda ospedaliera e Università? «Guardi, io dico
solo che nel 2008 eravamo un riferimento nazionale anche per il ministero:
l'Azienda ospedaliera non era fuori controllo. Si sapevano invece le insidie
che sarebbe nate con il processo di integrazione, e andavano gestite. Io non ho
lasciato l'Azienda con problemi di buchi di bilancio. E tutti nella sanità»,
conclude Alberti, «sanno che sono stato una vittima della gestione Galan: spostarmi da Verona per me è stata una botta dura da
mandar giù perché i veri motivi non erano certo i conti di bilancio».
Maurizio
Battista
L’Arena 19 agosto 2010