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LA CORTE DEI CONTI BACCHETTA LA SANITA’ VERONESE: TROPPI LETTI

BILANCI. Nel mirino dei giudici i debiti del sistema veneto dove la rete ospedaliera della provincia scaligera viene definita «ridondante»
«Urge intervenire per razionalizzare le spese» ammoniscono i togati Nell'Ulss 22 eccessiva somma di strutture pubbliche e private

I conti e soprattutto i debiti della sanità veneta sono finiti nel mirino della Corte dei Conti regionale che in particolare nella sua relazione annuale al Consiglio regionale ha dedicato un approfondimento alla realtà della rete ospedaliera veronese, definita «ridondante» e «sproporzionata» nell'offerta dei posti letto rispetto alla popolazione del territorio. E quindi è urgente intervenire razionalizzando le spese e gli ospedali esistenti. Perché, dice Corte dei conti, nel bilancio della Regione «l'esplosione dei costi», classificati come «altri oneri finanziari», passati dai 0,9 milioni di euro del 2007 ai 17,6 del 2009 sono il «neo» della spesa sanitaria veneta. A sostenerlo è stata la presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, Diana Calaciura Traina, che nella relazione al Consiglio regionale del Veneto ha dedicato una «parte speciale» al capitolo dell'assistenza sanitaria. Basti pensare che il riparto per la sanità occupa da solo l'82% del bilancio annuale della Regione.
La relazione, nel suo complesso, ha promosso il bilancio per l'esercizio 2009. Ad incidere, secondo la relazione, è la spesa per la gestione in project financing dell'ospedale all'Angelo di Mestre (Venezia), gestito direttamente dall'Ulss 12. Nel 2009 i bilanci aziendali delle 24 aziende sanitarie venete hanno maturato un disavanzo di 522 milioni di euro, «in diminuzione rispetto al precedente esercizio», ha rilevato Calaciura Traina, «ma che a fine esercizio presentava ancora un disavanzo accertato e non coperto di 101,5 milioni che ha imposto successive variazioni nel corso del 2010 allo stato di previsione delle entrate e delle spese».
Da qui l'esigenza, ha sottolineato la presidente, «di un più stretto controllo sui conti della sanità veneta. Il passivo della sanità veneta», spiega la Corte, «è imputabile soprattutto all'aumento nell'acquisto dei beni e servizi sanitari (in particolare prestazioni da privati), dell'esposizione verso i fornitori privati.
Tra le cause principali del disavanzo maturato dalle 24 aziende sanitarie venete i magistrati contabili evidenziano inoltre la situazione della rete ospedaliera, in particolare nelle province di Verona e di Rovigo.
«La rete ospedaliera nella provincia di Verona», si legge nella relazione, «è oggettivamente ridondante rispetto al panorama regionale e nazionale e l'effetto di un'offerta eccessiva di posti letto lo si riscontra sia nel tasso di ospedalizzazione che nei costi assistenziali, causa determinante del disequilibrio economico delle aziende. In particolare, l'azienda Ulss 22 ospita, accanto ad una rete ospedaliera pubblica sovradimensionata rispetto alla popolazione di riferimento, le due strutture convenzionate più importanti della Regione Veneto (Sacro Cuore di Negrar e Pederzoli di Peschiera) che non si differenziano sostanzialmente tra loro per le specialità mediche e chirurgiche e, nel contempo, aumentano l'offerta di assistenza ospedaliera di tutta la provincia di Verona».
L'effetto di attrazione dei due poli privati convenzionati altera anche i conti dell'Ulss 20 di Verona, nonostante i due poli pubblici di Borgo Trento e Borgo Roma siano ora confluiti nell'Azienda ospedaliera universitaria integrata. «Sarebbe, pertanto, opportuno», avverte la Corte dei Conti, «verificare l'adeguatezza delle convenzioni in atto tra i due poli privati convenzionati in questione, allo scopo di eliminare eventuali duplicazioni di reparti già presenti nella rete pubblica. La mancata revisione delle convenzioni con il privato ed il mantenimento dei piccoli presidi ospedalieri esistenti, potrebbe, infatti, vanificare gli investimenti strutturali e tecnologici effettuati recentemente sull'Azienda ospedaliera universitaria integrata dalla Regione Veneto, con un ulteriore e non sopportabile aumento dei costi complessivi».
Lo stesso problema dello squilibrio tra pubblico e privato, anche se in dimensioni minori, esiste anche nella provincia di Rovigo. «Se per la parte pubblica», dice la relazione, «va verificato il ruolo dell'ospedale di Trecenta a fronte del servizio già erogato dai due poli ospedalieri di Rovigo ed Adria, è altrettanto opportuno che si debbano valutare le convenzioni con il privato provvisoriamente accreditato che sembra presentare una capacità erogativa eccessiva rispetto alla popolazione».
Anche per la provincia di Belluno la sezione regionale della Corte dei Conti rileva «una poco razionale distribuzione» degli ospedali tra Ulss 1 (Belluno, Agordo, Auronzo, Pieve di Cadore e Cortina) e Ulss 2 (Feltre e Lamon) e l'incertezza in cui versa la sperimentazione gestionale dell'Ospedale Codivilla Putti di Cortina d'Ampezzo, per la quale, osserva la Corte, «non risulta adottata alcuna decisione da parte della Regione».
Superano invece l'esame dei magistrati contabili la sanità della provincia di Treviso e della provincia di Padova. Anche per la provincia di Vicenza «il percorso verso un maggior contenimento delle perdite di esercizio iniziato nel 2007, dopo una breve interruzione nel 2008, è stato ripreso in modo cospicuo nel 2009».

 

L’Arena giovedì 27 Gennaio 2011