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"CONDIZIONI DI SALUTE, FATTORI DI RISCHIO E RICORSO
AI SERVIZI SANITARI"
Il 2 marzo 2007, nel corso di un convegno presso l’Auditorium del
Ministero della Salute, alla presenza del Ministro,
Livia Turco, il Presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica, Luigi Biggeri, e il Direttore centrale dell' ISTAT, Linda Laura Sabbadini, hanno presentato i principali risultati
dell’indagine riguardante “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”,
che ha coinvolto un campione di circa 60.000 famiglie.
L’indagine ha l’obiettivo di analizzare i comportamenti relativi
alla salute e all'utilizzo dei servizi sanitari, ponendoli in relazione alle
caratteristiche demografiche e socio-economiche dei cittadini.
Attraverso tali informazioni, raccolte direttamente presso le famiglie, è stato possibile costruire indicatori su
condizioni di salute e qualità della vita, presenza di disabilità,
stili di vita (abitudine al fumo, eccesso di peso), prevenzione, ricorso
ai servizi sanitari, uso dei farmaci, assistenza in gravidanza e allattamento
al seno.
Ciò rende possibile individuare segmenti di popolazione a rischio, studiare le disuguaglianze nella salute e
nell’accesso ai servizi, conoscere i profili e gli utilizzatori dei servizi
sanitari e le modalità di fruizione.
Diamo di seguito, in sintesi, alcuni dei
principali risultati emersi dall’indagine.
Le malattie croniche più diffuse in Italia sono:
l’artrosi/artrite, l’ipertensione arteriosa, le malattie allergiche. Le donne
riferiscono di essere affette soprattutto da:
artrosi/artrite, osteoporosi e cefalea. Quote più elevate per gli uomini si
osservano invece per bronchite cronica/enfisema ed infarto.
Queste le malattie che negli ultimi cinque
anni, tra la popolazione anziana, sono aumentate: diabete (dal 12,5% al
14,5%) e ipertensione arteriosa (dal 36,5% al 40,5%), seguite da: infarto del
miocardio, artrosi-artrite e osteoporosi.
La disabilità risulta oggi in
netta diminuzione rispetto a 10 anni fa anche tra la popolazione anziana. Essa
appare più diffusa tra le donne (6,1%) che tra gli uomini (3,3%). Le difficoltà
nella sfera della comunicazione (vale a dire: incapacità di vedere, sentire o
parlare) coinvolgono oltre 500 mila persone di 6 anni e più.
Per le patologie croniche “gravi” e la disabilità, presentano percentuali più elevate il Sud e
le Isole, dove i malati cronici gravi sono più del 14% contro il 12,4% del
Nord-ovest e il 12,6% del Nord-est. Quanto alla disabilità,
si arriva al 6,2% nelle Isole e al 5,8% nel Sud, contro il 4,1% del Nord-ovest
e il 4 % del Nord-est.
Peggiori condizioni di salute presentano le persone di status
sociale basso, in termini sia di salute percepita, sia di morbosità cronica
o disabilità. Il numero di persone che dichiarano di
stare male o molto male è assai più elevato tra quanti hanno conseguito al
massimo la licenza elementare, rispetto a quanti sono in possesso di una laurea
o di un diploma.
Circa l’obesità degli adulti
l’Italia è ai livelli più bassi in Europa, ma c’è da osservare che il numero
delle persone adulte obese è in aumento: sono, infatti, 4.700.000 (il che vuol
dire un incremento, rispetto a cinque anni fa, di circa il 9%). Le stime,
riferite al 2005, dicono che solo il 52% circa della popolazione avente 18 anni
e più è in condizione di peso normale, mentre il 34% circa è in soprappeso ed
il 9% circa è obeso.
Per quanto riguarda il fumo: i fumatori in Italia sono 10
milioni e 925 mila; sono maschi per il 27,5%, e femmine per il 16,3%. Gli
adolescenti e i giovani iniziano a fumare più precocemente di quanto non
facessero cinque anni fa: il 7,8% dei giovani fra i 14 e i 24 anni ha detto di
avere iniziato a fumare ancor prima dei 14 anni.
Per smettere di fumare ciò che principalmente conta è l’autodeterminazione: la stragrande maggioranza
degli ex-fumatori ha riferito di avere smesso da sola Fortunatamente si è
ridotta la percentuale di donne che fuma in gravidanza (dal 9,2% al 6,5%).
Quanto alle visite mediche: nelle quattro settimane
precedenti la rilevazione ne sono state effettuate
31.213.000. Il numero di visite effettuate è aumentato negli ultimi cinque
anni del 16,7%, soprattutto nella fascia di età degli ultra settantacinquenni.
Il numero di visite generiche è cresciuto del 20,5%, e quello
delle visite specialistiche del 10,5%. L’incremento complessivo
delle visite si verifica per ripetizione di ricette
(in più della metà dei casi), per malattia (in 917.000 casi), per
controllo dello stato di salute (in 895.000 casi). Tra le visite specialistiche
le più numerose sono quelle odontoiatriche,
ortopediche, oculistiche e cardiologiche.
Sempre nelle quattro settimane precedenti la rilevazione gli
accertamenti effettuati sono stati 15.298.000 (escludendo ovviamente i
controlli effettuati durante eventuali ricoveri ospedalieri o in day hospital).
Sono stati 10.664.000 gli accertamenti di laboratorio (pari a 18,4 per
100 persone) e 4.634.000 quelli specialistici (pari a 8 per 100
persone), eseguiti più dalle donne che dagli uomini.
Degli accertamenti specialistici il 21% è a pagamento: Lazio,
Puglia, Marche e Sicilia sono le regioni dove i controlli specialistici, più
frequentemente, sono per intero a carico degli utenti.
Persone di status sociale più elevato fanno
più visite e accertamenti specialistici; persone con livello
di istruzione più basso fanno invece più visite generiche e più accertamenti di
laboratorio.
Un terzo della popolazione esprime soddisfazione per quanto
offre il Servizio Sanitario Pubblico, il 43,4% dà una valutazione intermedia,
il 17,2% esprime insoddisfazione.
Le regioni dove la popolazione esprime un giudizio più negativo
sul Servizio Sanitario offerto sul territorio sono la Calabria, la Puglia e
Calabria, Puglia, Friuli-Venezia Giulia
e Veneto sono le regioni dove più alta è la percentuale di quanti ritengono che
il servizio stia peggiorando; al contrario, Campania, Toscana, Valle
d’Aosta e Lombardia sono quelle dove più alta è la percentuale di quanti
ritengono che il sistema sanitario stia migliorando.
Infine, la figura professionale verso la quale gli Italiani
nutrono maggiore fiducia è il medico di famiglia, seguito dal medico specialista privato e dal medico
ospedaliero.
Fonte: Ministero della Salute