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ULSS 22. Movimento handicap e Centro diritti del malato sollevano il caso: bisogna presentarsi allo sportello di persona. Fioccano lamentele

L’UFFICIO INVALIDI NON E’ IN LINEA

È stato spostato a Valeggio ha la segreteria telefonica e non è nemmeno attrezzato con un bagno per i disabili

 

Servono informazioni sulla pratica d’invalidità civile per sé o per un familiare? Ci sono domande sulla documentazione da consegnare o sulla tempistica per le visite, magari dopo che sono trascorsi mesi dalla richiesta? All’Ufficio invalidi civili dell’Ulss 22 di Bussolengo risponde la segreteria telefonica.
Una gentile voce femminile comunica gli orari di apertura dello sportello al centro polifunzionale di Valeggio sul Mincio - dove il servizio di medicina legale è stato trasferito nella primavera del 2007 - rende noto che per problemi organizzativi, e di privacy, non possono essere date informazioni tramite telefono o posta elettronica, puntualizza che per le pratiche di riconoscimento di invalidità e disabilità ci si può rivolgere anche ai distretti sanitari, alle associazioni di categoria e ai patronati. Poi comunica un ulteriore numero di telefono: si può chiamare, ma - precisa - per motivi diversi dall’invalidità.
In poche parole, in nome della riservatezza, al telefono non si combina nulla e bisogna recarsi a Valeggio di persona. Una bella scomodità per chi abita a Sant’Anna d’Alfaedo, a Caprino o a Malcesine, centri che fanno parte dell’ampio bacino dell’Ulss 22: a detta dell’azienda sanitaria la dislocazione è stata riconosciuta centrale dal punto di vista territoriale, ma guardando una semplice cartina geografica affiora più di qualche perplessità.
Intanto la scoperta della segreteria ha mandato su tutte le furie Giuseppe Righetti, promotore in Valpolicella del Movimento handicap, padre di una ragazza paraplegica e cittadino di Negrar impegnato da anni per il rispetto dei diritti dei disabili e l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Righetti subito non ci voleva credere: «Avevo bisogno di sapere quando avrebbero chiamato mia figlia per la visita e ho scoperto che al telefono non riuscivo a parlare con nessuno», spiega. «Come è possibile chiedere a una persona di recarsi fino a Valeggio a scatola chiusa, senza poter ottenere prima alcuna informazione? Non si pretende di poter sbrigare la pratica via cavo, ma almeno di poter parlare con qualcuno».
Così ha fatto una girandola di chiamate: direzione dell’Ulss 22, carabinieri, ospedale di Villafranca. E al centralino di quest’ultimo si è sentito rispondere che «arrivano molte lamentele da parte di persone che chiamano segnalando il problema, ma purtroppo non sappiamo davvero come aiutarla». La stessa risposta che è stata fornita a noi, unitamente al numero di telefono dell’Ufficio relazioni con il pubblico.
«Perché allora nessuno fa niente?», si chiede Righetti, che alla fine si è preso mezza giornata di ferie e si è recato all’ufficio di Valeggio, chiedendo di persona ciò che gli serviva sapere. Ma ha scoperto un altro particolare: «All’Ufficio invalidi non c’è il bagno per disabili», annuncia sempre più arrabbiato. «Come farà mia figlia quando dovrà venir qui?».
Righetti ha chiamato in causa anche il Centro per i diritti del malato, presieduto da Roberto Buttura. «Sapevamo che l’Ufficio invalidi era stato spostato da Bussolengo a Valeggio, ma la segnalazione dell’utilizzo della segreteria su quella linea ci ha lasciato di stucco», afferma Buttura. Che poi prosegue: «Questo sbarramento in nome della privacy crea inevitabilmente problemi e innesca un meccanismo micidiale, trasformando quello che dovrebbe essere un servizio in qualcosa di perverso. Se poi ci aggiungiamo l’assenza di un bagno per disabili, è il colmo».
Secondo Buttura, non è accettabile che «le persone, per lo più disabili, invalidi o loro familiari, che hanno problemi seri e farebbero volentieri a meno di chiamare, siano trattate in questo modo. Dagli uffici pubblici dovrebbero ricevere un servizio ben diverso, puntuale e efficiente. E se così non è, invito tutti a farsi sentire e a non demordere, perché chi di dovere si assuma le responsabilità di simili scelte».

 

Camilla Madinelli

 

L’Arena  giovedì 11 dicembre 2008