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Ospedali, medici e sindacati tagliano le spese per Obama

Risparmi per 2.000 miliardi in favore della riforma sanitaria 17 Per cento La spesa sanitaria Usa in rapporto al Pil: la più cara al mondo 4 Per cento L' aumento delle tasse per i redditi superiori ai 250 mila dollari l' anno

NEW YORK - Obama adesso riesce anche a trasformare i lupi in agnelli? Lo stesso presidente si diverte a ironizzare sugli agiografi che gli attribuiscono capacità miracolose, ma ieri molti sono rimasti colpiti nel vedere i principali protagonisti della sanità privata mettersi in riga e offrire alla Casa Bianca interventi spontanei di contenimento della spesa capaci di generare duemila miliardi di dollari di risparmi in 10 anni. Se non è un miracolo, poco ci manca, visto che questi stessi soggetti - ad esempio l' associazione delle compagnie assicurative - sono quelli che 16 anni fa alzarono le barricate contro le quali si infranse la riforma sanitaria di Bill e Hillary Clinton. Stavolta, invece, assicuratori, industria farmaceutica, aziende ospedaliere, medici e sindacati della sanità scelgono di salire sul carro della riforma di Obama e mostrano anche di condividerne l' impostazione. «Un cavallo di Troia?» si chiede, sospettoso, l' economista liberal Paul Krugman sul New York Times. Probabilmente no: solo un tentativo di minimizzare i danni. Col sistema sanitario Usa che è il più costoso del mondo (17,6% del Pil), la spesa in continua crescita (assorbirà più di un quinto del reddito nazionale entro il 2015), la qualità del servizio che sta peggiorando e 46 milioni di americani privi di ogni copertura medica, le imprese del settore si sono rese conto che è impossibile opporsi a un cambiamento. Nel ' 93 ci si poteva stendere sui binari e fermare il treno. Oggi si rischia di essere travolti: meglio salire sul convoglio e cercare di incidere sulla riforma. Il presidente (per cui ottenere via libera a un nuovo sistema e alle politiche fiscali necessarie per alimentarlo non sarà comunque facile) ha accolto a braccia aperte le organizzazioni sanitarie. Anzi, probabilmente le ha sollecitate, a giudicare dal battage organizzato dalla Casa Bianca. I suoi comunicatori ora descrivono gli ex nemici come compagni di strada, ma, nella fretta, hanno dimenticato di aggiornare il linguaggio: così i nuovi alleati vengono ancora definiti «il complesso medico-industriale». Che suona un come il «complesso militare-industriale» dei tempi del Vietnam. Che poi i lupi abbiano cambiato davvero natura, è tutto da dimostrare: 16 anni fa le imprese mobilitarono l' America contro la riforma «statalista» dei Clinton, con una campagna di spot basati sulle peripezie di Harry e Louise, due coniugi del ceto medio soffocati dai burocrati della sanità pubblica. Oggi non si vede nulla di simile, ma gli spot contro la riforma Obama ci sono ugualmente: ritraggono medici inglesi e canadesi (Paesi col sistema pubblico) che discutono della lunghezza delle liste d' attesa e di come ridurre le possibilità di scelta dei pazienti. Li ha confezionati la stessa agenzia che nel 2004 costruì la campagna degli «Swift Boat for Truth»: quella dei veterani del Vietnam che azzoppò John Kerry nella volata con Bush per la Casa Bianca. Solo che a pagare stavolta non sono assicuratori né ospedali ma i Conservatori per i Diritti dei Pazienti, un' organizzazione di destra. Obama non si chiede chi paga per la campagna e prende volentieri le aziende a bordo, anche perché solo costruendo un terreno di mediazione con gli interessi economici può costruire una riforma equilibrata, che offra ai cittadini anche un' opzione pubblica, ma senza il ruolo centrale dello Stato invocato dalla sinistra radicale. Poi dovrà vedersela col Congresso dove gli stessi parlamentari democratici da un lato pretendono una riforma sanitaria incisiva, dall' altro osteggiano le sue proposte di espansione del gettito fiscale, necessarie per finanziarla. Il suo progetto di ridurre le detrazioni per beneficenza, mutui e altre spese che finiscono per sgonfiare la base imponibile di imprese e contribuenti benestanti ha trovato grossi ostacoli. Ieri, presentando una nuova versione del bilancio 2009, Obama ha riproposto, con qualche modifica, questi interventi: un meno penalizzazioni per la filantropia, il ricorso (limitato a 24 miliardi di dollari di gettito in 10 anni) all' imposta di successione e un aumento di 3-4 punti dell' aliquota massima per chi guadagna più di 250 mila dollari l'anno.

Massimo Gaggi
Corriere della Sera 12 maggio 2009